
SFIDE GENITORIALI NELLA SOCIETA’ POST-MODERNA:
Si sente spesso dire che il mestiere di genitore è il più difficile del mondo (e a mio parere il più affascinante…), ma quest’affermazione sembra essere ancor più vera in questo periodo storico-sociale nel quale i valori sembrano essere divenuti “liquidi”, i ruoli incerti e il relativismo imperante: del resto il fiorire di “scuole per genitori” sarà pur indicativo di qualcosa che non funziona più. La famiglia oggi affronta tante sfide dettate dallo stile di vita, stress lavorativo, problemi economici, la tecnologia e non riuscire a star al passo con i tempi, differenza generazionale che causa incomprensioni genitori-figli soprattutto durante l’adolescenza, crisi di coppia da gestire al meglio, conflitti con i nonni dettati da modelli educativi diversi o per la loro eventuale invadenza.
Partiamo dal concetto che il genitore perfetto non esiste, come non esiste il figlio perfetto, né esiste il “manuale del genitore perfetto”. Si dice che le famiglie sono cambiate, che non c’è una vera politica di sostegno alla famiglia, alla genitorialità, ma il problema di fondo rimane il problema EDUCATIVO.
Non si nasce genitori, ma lo si diventa quando si mette al mondo un figlio e le capacità genitoriali si acquisiscono lungo tutto l’arco della sua crescita. Essere genitori significa assumersi la responsabilità, le fatiche e la bellezza della crescita dei figli in un percorso che comunque non permette rassicuranti certezze. Non ci sono indicazioni e regole, se non le più semplici (che sono spesso anche le più efficaci), che siano adeguate per tutti i figli: ogni genitore è diverso dagli altri e da questa diversità derivano i diversi atteggiamenti, convinzioni, regole, abitudini che metteranno in atto. Così anche i figli sono diversi e per questo motivo crescerli richiede un continuo e progressivo adeguamento da parte dei genitori, che devono saper rispondere a esigenze sempre nuove, alla ricerca di nuove modalità di relazione con loro. Lungo l’arco della crescita si incontreranno figli “sempre diversi”: pensiamo al passaggio tra infanzia e adolescenza, percorso sempre più precoce e sempre più turbolento verso l’età adulta, con l’abbandono della funzione protettiva e rassicurante (quando c’è) dei genitori, anzi spesso con il rifiuto di questa funzione, con la scoperta dell’ “altro”, un tuffo nella vita adulta, così ricca di attrattive per una mente ancora acerba.
L’adolescenza ha un naturale e necessario compito evolutivo: essa porta con sé tutta una serie di cambiamenti nei figli, che da bambini docili iniziano a ribellarsi, mettendo in discussione l’autorità dei genitori e provocando in famiglia tensioni e litigi. I genitori si trovano disorientati e spesso impotenti di fronte a comportamenti dei figli che non riconoscono più e temono che la situazione possa sfuggire loro di mano. È importante comprendere che la ribellione fa parte del percorso di crescita e quasi sempre non è riferita al rapporto diretto con mamma e papà, di cui i ragazzi hanno ancora tanto bisogno, anche se non lo ammettono. I genitori faticano ad accettarlo: gli adolescenti guardano i genitori in modo diverso, mettendo in discussione l’onnipotenza e l’onniscienza che riconoscevano loro solo pochi anni prima. La presa di distanza può manifestarsi come ribellione, rifiuto delle regole, isolamento o chiusura in se stessi: questo processo che è fisiologico, indispensabile per la crescita, non deve però diventare eccessivo. Prepotenti sono le spinte biologiche verso l’autonomia: il corpo che cambia, gli ormoni, la scoperta della sessualità sempre più precoce, troppo precoce, l’identificazione sessuale; il ragazzo tende a sentirsi onnipotente. “Età dello tsunami”, così è stata definita l’adolescenza. Questa fase è molto difficile sia per il ragazzo sia per i genitori: c’è da chiedersi poi se il livello di “dis-informazione” fornito dai “social” sia utile in questo processo: la morte, ad esempio, sembra essere diventata un concetto virtuale, come nei videogiochi, e la realtà virtuale sembra prevalere su quella fattuale.
ECCO LA VERA SFIDA: Da un lato la turbolenza della crescita, dall’altro la funzione di contenimento dei genitori. Potremmo dire che i figli “devono” trasgredire e i genitori “devono” contenere. Una “battaglia educativa” da fare insieme, che sovente i genitori non combattono. Incontro spesso genitori che si dichiarano impotenti o che appaiono rassegnati davanti a figli bersagliati, anche sul web, da un mondo di contenuti molto spesso diseducativi, subissati da migliaia di informazioni che non sono in grado di gestire, e davanti alle quali sono passivi come “carte assorbenti”.
Certo, cosa aspettarsi se si mettono in mano ai figli tablet a 3 anni o smartphone con internet a 6-8 anni? Proviamo a descrivere sei tipologie “patologiche” di genitori: 1.Modello Iperprotettivo: i genitori si “sostituiscono” costantemente ai figli perché considerati troppo fragili, ma così facendo, in realtà, li rendono fragili.
2. Modello Democratico-permissivo: genitori e figli sono amici, in una totale assenza di autorevolezza e autorità.
3. Modello Sacrificante: i genitori si sacrificano costantemente per dare il massimo ai figli per cui, alla fine, è come se valesse la regola tacita per cui è più buono e bravo chi si sacrifica di più.
4. Modello Intermittente: i genitori tendono a oscillare costantemente da un modello educativo a un altro, per cui la percezione che il figlio ha di sé è quella di essere comunque e sempre sbagliato.
5. Modello Delegante: i genitori delegano ad altri, in genere ai loro stessi genitori, il ruolo di guida, per cui i figli sentono di non poter contare sui propri genitori.
6. Modello Autoritario: i genitori esercitano il potere in modo autoritario e rigido nei confronti del figlio: chi è più forte comanda senza compromessi.
Ma qual è allora il modello sano di famiglia, quello che permette ai figli di crescere maturi, responsabili, in grado di emanciparsi dai propri genitori in modo autonomo e sicuro?
La famiglia che permette questo è la famiglia AUTOREVOLE
La famiglia autorevole si caratterizza come una famiglia in cui le gerarchie sono mantenute e nella quale i genitori sono rispettati e vissuti come modelli e punti di riferimento. Essere autorevoli significa assumere nei confronti dei figli posizioni educative, facendo rispettare le regole, ristabilendo il senso del limite nei momenti in cui il figlio sembra averlo perduto, anche con interventi disciplinari. Ma essere autorevoli significa anche decidere, in altri momenti, di mettersi sullo stesso piano dei figli, come avviene quando dialoghiamo con loro, sforzandoci di comprendere il loro punto di vista, o quando giochiamo con loro o ci scusiamo quando è il caso di farlo.
ESSERE GENITORE SUFFICIENTEMENTE BUONO Non significa essere un genitore perfetto, che non si arrabbia mai o non piange maI anzi Essere UMANI è questo: e’ accogliere e contestualizzare le proprie emozioni senza inibirle mai perché altrimenti restano nascoste dentro e la nostra mente prima o poi se non le hai canalizzate emergono proprio nei momenti più delicati della nostra vita! Ecco quindi chi è un genitore sufficientemente buono? E’ colui che accetta l’esistenza di tutte le emozione: le abbraccia e riconosce. E’ un genitore che quando capita che si arrabbia perché è impossibile non arrabbiarsi mai ... Se dovesse perdere il controllo davanti a suo figlio, non riuscendo in quel momento ad auto regolarizzarsi, quindi urla o sbatte qualcosa perché l’impulso è forte... Non essere severo con te stesso... Inizia ad essere un genitore sufficientemente buono con te stesso, impara a perdonarti e ad informarti su come poter gestire meglio quegli impulsi. Lavora sulla tua mente e sulle tue emozioni di più e dopo aver urlato vai da tuo figlio e spiega quanto accaduto dicendo: “Mi dispiace di quanto accaduto, sono stanca e molto arrabbiata e ho esagerato ma Ora mi sono calmata e sono qui per chiederti scusa perché non volevo spaventarti ma ho perso il controllo. TI VOGLIO BENE! In questo modo insegni a tuo figlio una cosa importante: Non esiste perfezione nell’essere umano e lui si sentiranno la pressione di essere perfetti e migliori perché grazie a te avrà compreso che errare è normale, umano, ma che è importante Il dopo cioè il riparare quanto accaduto. Capirà che sbagliare non è la fine del mondo ma è importante mantenere solida la relazione in quel gioco di rotture e riparazioni. Per quanto ci impegniamo ci scontreremo sempre con i nostri limiti umani. La nostra natura è limitata. Siamo fallibili e non infallibili. Quindi ecco d’ora in poi ricorda che quando ti accorgi che sei andata fuori dal binario di quello che è essere genitori autoritari e amorevoli, ripara quanto accaduto. La genitorialità è fatta di rotture e riparazioni. Se comprendi questo Sarai un genitore sufficientemente buono con te stesso e con i tuoi figli garantendo una relazione sicura, un attaccamento sicuro ed un figlio che riconosce la natura umana per quello che è cioè fallibile e non perfetta come siamo abituati a pensarla e a vederla nel mondo social! E tu, in che tipologia di famiglia ti rivedi?
Arianna Cuomo - Pedagogista
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