
LE EMOZIONI VANNO ACCETTATE TUTTE PERCHè ESSE SONO DI VITALE IMPORTANZA PER LA NOSTRA SOPRAVVIVENZA, INTERAZIONE SOCIALE E RIFLESSIONE INTERNA.
Queste si sono originate nel corso dello sviluppo filogenetico da quelle primarie e sono una combinazione di esse. Ne sono un esempio:
- allegria
- rammarico
- delusione
- vergogna
- orgoglio
- gelosia
- speranza
- senso di colpa.
Sono anche definite emozioni sociali: servono per favorire la cooperazione e la coesione del gruppo, ci aiutano a vivere con gli altri e a integrarci.
Le differenze tra emozioni primarie ed emozioni secondarie sono state oggetto di studio per molti accademici. Tuttavia il metodo più ampiamente accettato si basa sui seguenti punti:
- le emozioni primarie si manifestano spontaneamente senza richiedere un’analisi consapevole. Emergono in risposta a stimoli immediati e istintivi, senza la necessità di un approfondimento introspettivo.
- le emozioni secondarie, al contrario, si presentano come una realtà emotiva più complessa rispetto alle emozioni primarie, coinvolgendo un certo grado di autoconsapevolezza. Sono profondamente influenzate dalla riflessione e implicano il modo in cui una persona si percepisce e interpreta il proprio mondo emotivo.
In base a criteri edonici, fondati cioè sul piacere o dispiacere che provocano, possiamo distinguere anche tra emozioni negative e positive. Questa distinzione non è fondata su un giudizio di valore: nessuna emozione è migliore o peggiore dell’altra. Hanno tutte la stessa rilevanza per il nostro benessere e per la nostra salute.
Qual è la differenza tra emozioni, sentimenti e stati d’animo?
Le emozioni, sentimenti e stati d’animo sono spesso utilizzati come sinonimi. Sono, invece, fasi distinte e complementari nel nostro mondo interiore. La chiave per comprenderne la differenza risiede nel fattore tempo.
Le emozioni scaturiscono rapidamente come reazioni chimiche a specifici stimoli. Sono risposte psicofisiologiche più immediate, potenti e spesso automatiche. Quando il nostro cervello identifica il fattore scatenante, in soli 1/4 di secondo, le sostanze chimiche pertinenti vengono rilasciate nel nostro corpo, dando vita alle emozioni.
I sentimenti, d’altra parte, emergono mentre riflettiamo ed elaboriamo le nostre emozioni. Sono, più precisamente, l’esperienza consapevole e personale delle emozioni, e includono il processo cognitivo di interpretazione e assegnazione di significato alle risposte emotive. I sentimenti sono soggettivi, più duraturi e complessi, e spesso non hanno una componente fisiologica immediatamente evidente come le emozioni. Mentre le emozioni possono essere considerate universali e condivise tra persone di diverse culture, i sentimenti sono influenzati fortemente dal contesto personale, culturale e sociale.
Gli stati d’animo, infine, sono più ampi e generici. Sono influenzati da una combinazione di input diversi, tra cui l’ambiente circostante, come il tempo atmosferico o le persone che ci circondano, e la nostra attuale fisiologia, compreso dove concentriamo la nostra attenzione e quali emozioni stiamo vivendo. Gli stati d’animo hanno una durata più estesa e possono persistere per minuti, ore o addirittura giorni.
Quando l’emotività va fuori controllo?
Le emozioni a volte possono essere troppo intense rispetto alla specifica situazione che stiamo vivendo. Si parla in questo caso di disregolazione emotiva. Questo accade perché intervengono fattori appresi nella nostra storia di vita o aspetti traumatici che funzionano da amplificatori di vulnerabilità. Anche in questo caso, le emozioni sono utili e ci proteggono, ma possono essere vissute con fatica e difficoltà.
La psicoterapia può aiutarci a mettere a fuoco questi fattori di vulnerabilità e a darci gli strumenti per poter regolare meglio l’intensità dei nostri stati emotivi.
ESERCIZIO DA FARE PER GESTIRE L’URLO E PREVENIRLO: OPERAZIONE TIRAMISù:
- Toccare Terra (caffè):non appena sentite l’urlo salire, come il caffè in una moka, fermatevi. Mettete i piedi ben piantati a terra e immaginate di scaricare tutta la vostra energia negativa nel suolo.
- Respirare Profondamente (mascarpone): prendete un respiro profondo, come se steste annusando un vasetto di mascarpone fresco. Contate fino a quattro mentre inspirate, trattenete per quattro e poi espirate per quattro.
- Visualizzazione (liquore): chiudete gli occhi per un secondo (solo un secondo, ovviamente non se state guidando, per l’amor del cielo!) e visualizzate un luogo felice. Potrebbe essere una spiaggia, una foresta, o anche il vostro posto preferito sul divano proprio con una porzione di tiramisù.
- Sostituzione Verbale (cacao):ora, invece di urlare, scegliete una parola o una frase che è meno dannosa ma che esprime la vostra frustrazione. Potrebbe essere qualcosa di simpatico come “Fiddlesticks!” o “Per le rane!” o qualcosa di un po’ più... educativo.
- Ridefinizione (un cucchiaino di zucchero): infine, tornate alla situazione con una nuova prospettiva. Avete appena creato un “tiramisù emotivo”, stratificando tecniche che vi aiuteranno a mantenere la calma. Ora, con questa nuova chiarezza, affrontate il problema come il genitore zen che ora siete.
Come si fa a riconoscere le emozioni?
Riconoscere le emozioni, sia proprie che altrui, non è sempre facile e richiede la capacità di interpretare diversi segnali e aspetti del comportamento e dell’esperienza umana. Per riconoscere le proprie emozioni, il primo passo è prendersi il tempo per analizzare proprie sensazioni corporee. Praticare l’introspezione e la mindfulness può aiutare a diventare più consapevoli di come gli eventi esterni o i propri pensieri influenzino le reazioni emotive.
Alcune considerazioni utili possono essere quelle di valutare le proprie reazioni fisiche, come i cambiamenti nei battiti cardiaci o nella respirazione. Questo permette di essere più consapevoli di come il proprio corpo reagisce alle diverse circostanze.
Quando si tratta di identificare le emozioni degli altri, l’osservazione attenta può essere molto utile. A questo proposito, uno degli aspetti fondamentali è prestare attenzione al linguaggio non verbale delle persone, come le espressioni del viso e le movenze del corpo. Questi, infatti, possono dare indizi importanti sulle loro emozioni. È fondamentale, inoltre, considerare il contesto in cui si trova l’altra persona, perché questo influisce significativamente su come si esprimono e si vivono le esperienze emotive.
Anche l’ascolto è una componente essenziale. In particolare, è utile concentrarsi non solo su ciò che le persone dicono ma anche su come lo dicono: il tono della voce, il volume e il ritmo spesso cambiano a seconda dello stato emotivo.
Anche semplicemente chiedere alle persone come si sentono può perfezionare la capacità di riconoscere quello che provano. Oltre a fornire chiarezza sui processi emotivi, può anche aiutare a costruire rapporti più forti e di fiducia. L’esperienza diretta e l’auto-osservazione continuano poi a perfezionare ulteriormente queste capacità nel tempo, il che significa che più ci si esercita a riconoscere le emozioni, più si diventa abili a farlo.
ESEMPIO DI COME GESTIRE UN MOMENTI DI CRISI DI RABBIA DI TUO FIGLIO O DI TRISTEZZA
Analizza la situazione, contestualizza l’accaduto forse già comprenderai perchè sta piangendo.
Non minimizzare la sua emozione ricordati che sta facendo esperienza e che il suo cervello non è sviluppato per controllare le emozioni.
PERCHE’ UN BAMBINO NON E’ IN GRADO DI GESTIRE LE EMOZIONI?
- I bambini fino ai 6 anni, non hanno il lobo centrale, la parte razionale del cervello, sviluppata. Dopo i 6 anni inizia ma per completarsi devono raggiungere i 25 anni. I bambini quindi per regolarizzare le emozioni necessitano di te adulto che sarai il suo coregolatore.
In quei momenti di crisi devi essere li ed ora con lui: sii empatico e abbi pazienza.
Attua un time in: cioè connettiti emotivamente al tuo bambino, mettiti a terra e sii calmo e aspetta dicendo sono qui per te. Non dire altro.
Attua un time out se stai perdendo il controllo: spostati dicendo al piccolo che hai bosogno di un respiro per poi essre da lui. Pratica l’esercizio del tiramisù per essere in quel qui ed ora che necessita tuo figlio per calmarsi.
Dopo aver fatto ciò, aspetta che tutto si palchi e chiedigli un abbraccio o una mano o un semplice stare insieme.
Insegnagli a comprendere quanto è successo e perchè e dagli degli strumenti utili futuri per la calma.
ESEMPI DI ESERCIZI PER INSEGNARE LA CALMA AL PICCOLO:
- TANA DELLA CALMA: angolo morbido o costruito con giochi per calmarsi. I giochi sono in elenco sotto
- Letture sulle emozioni, giochi sulle emozioni ( vedere sotto)
- Esercizi di respirazione da fare quando si è calmi per farli successivamente in una crisi di rabbia: es di giochi per insegnare la respirazione
Ottimo strumento a fisarmonica, anche i palloncini vanno bene o cannucce.
- Racconta la tua giornata e se anche tu hai vissuto momenti di crisi di rabbia, lo aiutano a non sentirsi solo.
- fate foto sulle emozioni e parlatene anche a tavola.
MI RACCOMANDO RICORDATE SEMPRE AI VOSTRI FIGLI CHE LI VOLETE BENE ANCHE QUANDO SUCCEDONO SITUAZIONI SPIACEVOLI.
Dr.ssa Arianna Cuomo- Pedagogista
Aggiungi commento
Commenti