COSA C’È DAVVERO ALL’ORIGINE DEL CAPRICCIO? COS’E’ UN CAPRICCIO IN REALTA’?
Cominciamo col dire che il termine capriccio viene usato in realtà a sproposito per descrivere quelle voglie improvvise o bizzarrie spesso di breve durata del bambino che noi genitori tendiamo o meno a soddisfare. Un semplice pianto a volte viene identificato subito come un capriccio o un vizio. Non è così...
VEDIAMO INSIEME IL PERCHE’!
Lo “scatto d’ira” o “rabbia non controllata” è decisamente più appropriato, in quanto descrive bene l’incapacità del piccolo di regolare emozioni e comportamenti.
È infatti importante chiarire che questi atteggiamenti ai nostri occhi tanto sconvenienti ed eccessivi non sono immotivati, né tantomeno futili.
Alla base di uno scatto d’ira o di rabbia incontrollata è sempre possibile individuare un perché e cioè un bisogno implicito, che chiede a gran voce di essere riconosciuto e convalidato. Occorre quindi EMPATIA, essere adulti empatici (per saperne di più sull’empatia c’è un’altro articolo).
ESEMPIO PRATICO DI UN “CAPRICCIO” SENZA UN NOSTRO APPROCCIO EMPATICO:
- Facciamo un esempio. È mattina presto e il nostro bambino non vuole proprio saperne di prepararsi. Gli proponiamo persino di indossare la sua maglia preferita, ma lui risponde che non gli piace più e inizia un pianto inconsolabile (che può portare anche ai cosiddetti “SPASMI AFFETTIVI), getta persino via il capo d’abbigliamento.
Davanti a una condotta del genere in molti si lascerebbero sopraffare dal nervosismo e, vista anche la fretta di uscire, andrebbero a reprimere il comportamento con durezza vestendo a forza il bambino (non senza qualche minaccia e una certa fatica!). Si crea così una vera e propria lotta di potere dalla quale, però, entrambe le parti escono sconfitte.
COME POTEVAMO RISOLVERLA SENZA SCATURIRE UNA LOTTA CHE CAUSA SOLO DISPIACERI, SENSI DI COLPA E NON GESTIONE EMOZIONALE DEL PICCOLO?
La situazione, probabilmente, si sarebbe potuta svolgere diversamente se l’adulto, invece di impuntarsi, avesse cercato di porsi in ascolto empatico.
- Nel nostro esempio magari il vero problema del bambino non era “quale maglia indossare”, ma piuttosto la consapevolezza che una volta pronto sarebbe dovuto andare all’asilo, separandosi dal genitore! ;)
Ecco allora che quella reazione, per noi illogica, sproporzionata e insensata, acquisisce improvvisamente significato.
Con quel comportamento il bambino stava cercando di comunicare, seppur in maniera inefficace, qualcosa che non era ancora in grado di dire a parole: la paura e la tristezza di doversi separare dalla persona amata.
COSA ABBIAMO CAPITO DALL’ESEMPIO PRATICO?
E’ importante che noi adulti responsabili, capaci di autoregolarizzarci, capaci di comunicare ed attenti a cosa si nasconde dietro uno scatto d’ira del nostro piccolo, IMPARIAMO A NON MINIMIZZARE I VISSUTI DEI BAMBINI.
IL nostro compito dovrebbe essere aiutare il bambino a chiarire quel vissuto e ad esprimerlo, offrendogli quelle parole che ancora gli mancano:
«Mi sembri triste. Che cosa succede? Vorresti stare ancora con me? Lo capisco, anche a me piacerebbe molto passare ancora del tempo con te».
Si tratta di decentrarsi per fare spazio alla comprensione di ciò che il bambino sta sperimentando, percepire ciò che sta sentendo e comunicargli che ha il diritto di provare ciò che prova!
- RICORDATI CHE UN BAMBINO PICCOLO, FINO AI 6 ANNI, PUò NORMALMENTE ESPERIRE DI STATI DI DE- REGOLAZIONE DI FRONTE A EMOZIONI FORTI.
Dietro ad alcune crisi di pianto, o di rabbia, non c’è sfida, nè provocazione, nè consapevolezza di far star male l’altro.
Dietro a quel capriccio c’è sicuramente un’emozione bloccata, un problema che aspetta solo te, adulto/genitore, per essere ascoltata, accolta e riequilibrata con l’utilizzo delle parole che ancora non si è capaci di utilizzare.
CONCLUSIONI E RIELABORAZIONE DI COS’E’ UN CAPRICCIO E COSA SI NASCONDE DIETRO DI ESSO
Le cosiddette “scenate” quindi sono il risultato della frustrazione che esprime il piccolo nel non riuscire a fare qualcosa o nel non essere compreso.
Ricordiaci: Un bambino non piange senza motivo! Il problema è che noi non comprendiamo la sua motivazione, ma c’è, sempre!Quindi, i cosiddetti capricci, i pianti, le grida, le disobbedienze, le bugie, lo spirito di distruzione, sono delle richieste di aiuto. L’adulto, convinto che si tratti del carattere del bambino, cerca di correggerlo, anche con metodi duri e a volte ingiusti (le punizioni).
Invece di sgridarli continuamente o ricattarli, bisognerebbe dare loro gli strumenti adeguati per esprimersi nel modo giusto.
2.COSA FARE PER PREVENIRE I CAPRICCI?
I capricci spesso sfociano in manifestazioni di rabbia: questo sentimento inizia ad affiorare dai 18 mesi in poi, quando i bambini vogliono difendere i loro desideri ed interessi.
Gestire queste situazioni può essere complicato e a volte anche doloroso (psicologicamente per l’adulto) ecco perché è utile sapere come prevenirli.
Quando diciamo ai nostri figli di non fare qualcosa si possono generare in loro una serie di emozioni che non sanno gestire e che esplodono sotto forma di capricci. A volte si tratta di vere e proprie scenate che vorremmo tanto evitare :)!
Tendenzialmente, quando i bambini compiono 5-6 anni, si nota una drastica diminuzione dei capricci: con il tempo infatti il piccolo inizia a migliorare le proprie capacità linguistiche e a sviluppare le prime, basilari modalità di autoregolazione emotiva.
Ciò non significa, però, che i capricci scompaiano del tutto.
Anzi, è perfettamente normale che anche i bambini in età prescolare e scolare ne cadano preda.
Per alcuni di loro, infatti, potrebbe essere necessario maggiore tempo per imparare a regolare le emozioni più forti o per esprimere e modulare vissuti impegnativi come la frustrazione, la gelosia o la noia. La causa potrebbe anche individuarsi in una difficoltà dei bambini a gestire particolari situazioni (ad esempio a scuola o nella relazione con i coetanei) o condizioni (stress, ansia eccetera).
Anche nel caso dei bambini più grandi, è importante ricordare che davanti a una crisi minacciare o punire non è la soluzione; non a lungo termine, almeno. Cerchiamo piuttosto di creare uno spazio sicuro, dove possano sentirsi protetti e contenuti, e quando saranno pronti a parlare proviamo a far leva sulle loro capacità comunicative, incoraggiandoli a descrivere come si sentono. Una volta individuato insieme il bisogno sotteso, sarà più semplice ragionare sulla soluzione e ristabilire la calma.
ELENCO DI CONSIGLI UTILI NEL PRATICO PER GESTIRE E PREVENIRE LA RABBIA AL MEGLIO
Maggiore autonomia e indipendenza: riadattare la casa a misura di bambino in modo che il piccolo possa svilupparsi autonomamente avendo a disposizione i propri giocattoli, strumenti e libri, potendoli sceglierli e rimetterli a posto in modo autonomo.
Parlare sempre con rispetto, amore ed empatia: il tono da usare è lo stesso che si utilizza con gli adulti.
Mettersi al loro livello: è importante comunicare con i bambini mantenendo il contatto con gli occhi e dunque “abbassandosi” al loro livello, chiamandoli per nome e parlando dei loro sentimenti e dei nostri. (Io amo usare la frase: eleviamoci alla loro altezza).
Stabilire una routine: se il bambino conosce le attività che sono programmate le accetterà più facilmente ed eviterà di arrabbiarsi. Aiutati con i pannelli visivi che puoi creare tu con semplicità!
Occhio a fame e sonno: la stanchezza e la fame aumentano la probabilità di avere degli scatti d’ira. Programmate sempre bene l’ora dei pasti e della nanna. Riportare anche questi momenti nella routine tipo all’interno del pannello visivo.
Affrontare le nuove esperienze: Uscire dalla zona di comfort per i bambini non è facile. Se c’è da affrontare una nuova situazione basta spiegare di cosa si tratta per evitare sorprese e il sopraggiungere dell’ansia. Ricordiamoci che anche per noi adulti non è facile gestire le emozioni quando c’è un cambiamento o una nuova attività da fare!
Rispondi alle sue necessità: un bambino dopo aver trascorso la giornata a scuola ha bisogno di muoversi, giocare e stare all’aria aperta. Bisogna rispettare le sue esigenze e adattare la propria organizzazione della giornata anche considerando questo aspetto. Se sta in un luogo chiuso a fare attività seduto tutto il giorno è più facile che la sua energia inespressa si trasformi in rabbia e capricci.
Definisci con chiarezza le regole: ci sono cose sulle quali non si negozia (ad esempio sedersi e legarsi sul seggiolino auto) ma bisogna sempre spiegare al bambino con un linguaggio a lui comprensibile il perché siano così importanti. Ricordiamoci che ci sono dei limiti NO che vanno SEMPRE rispettati. L’uso di un plan della giornata tipo con all’interno le regole è ottimale!
Sottolinea gli aspetti positivi: anche quando un bambino non vuole fare una cosa si può trovare in essa il lato positivo da fargli vedere. Ad esempio si va dal dottore a fare il vaccino e di fianco allo studio c’è una gelateria buonissima dove comprare un mega gelato!
Empatia: è importante mettersi nei panni del bambino e guardare le cose dal suo punto di vista.
Parlare e relazionarsi con rispetto: non riusciremo a mantenere un buon dialogo con il nostro bambino se con le altre persone di casa non sappiamo discutere con rispetto.
Nessun ricatto: il ricatto è un’arma doppio taglio. Si entra spesso in una spirale da cui è difficile uscire ( Per educare senza punizioni ti aspetto pe altri consigli utilissimi).
Farli scegliere: invece di imporre sarebbe bene lasciare che il bambino prenda da sé la decisione. Ovviamente non bisogna lasciargli il massimo della libertà ma ad esempio proporgli 2 opzioni. (Ad esempio: maglietta bianca o rossa? Palline o puzzle?Scarpe rosa o rosse? ... ) Anche quando si va a comprare qualcosa per loro come le scarpe è bene non imporsi nella scelta ma far scegliere a loro (ovviamente siamo noi a proporre due scarpe che piacciono a noi o che riteniamo utili per un attività da svolgere).
Attirare la sua attenzione: se si nota che la rabbia è causata da un gioco, da un’attività, da un ambiente o dalla stanchezza si può cercare subito di deviare la sua attenzione su qualcos’altro o usando umorismo.
Usa un linguaggio positivo: esprimersi sempre in modo positivo. Ad esempio se sta lanciando un oggetto non dire “non tirarlo” ma “Fai attenzione! Se lo tiri potresti romperlo o farti male!”. (Per altri esempi vai nel mio blog).
Se si arrabbia: Tu genitore non perdere la calma. Respira profondamente e donagli un abbraccio!
Il segreto è la pazienza! Ma quanta fatica vero? (per saperne di più su come gestire l’urlo e la stanchezza genitoriale ti aspetto in altri articoli presenti sulla mia pagina).
Sbagliare è umano e il lavoro del genitore è il più difficile al mondo!

Aggiungi commento
Commenti