PAURA DEGLI SCONOSCIUTI

Pubblicato il 2 aprile 2025 alle ore 13:32

ANCHE TUO FIGLIO SCAPPA O PIANGE QUANDO VÈDE UNO SCONOSCIUTO?

E' una reazione emotiva universale legata all’ansia da
separazione verso le figure di accudimento. Ma non deve far
preoccupare: si tratta di una fase importante per lo sviluppo del
bambino che sta crescendo e mette in mostra le competenze
acquisite
Intorno ai 6 mesi il piccolo inizia ad avere delle reazioni di diffidenza e a 9 mrsi la
paura si fa più intensa e aumenta fino al primo anno di vita.


La paura dei bambini verso una persona estranea è legata a quella che viene
chiamata anche ansia da  separazione (vedi l'articolo di  riferimento nel blog) cioè la
paura di essere diviso dalle figure genitoriali o di accudimento. Anche quest’ansia
compare solitamente intorno ai 6 mesi di vita, ma raggiunge il suo picco intorno ai
15 mesi. Si tratta di una reazione emotiva universale, come dimostrano gli
studi, che si manifesta cioè nei bambini di tutte le culture, e possiamo inoltre
immaginare quanto questo comportamento sia stato importante per l’evoluzione
della nostra specie: aver paura del potenziale pericolo e tornare dalla madre,
in passato, poteva garantire la sopravvivenza dei piccoli.


Che figuraccia!


Le manifestazioni emotive di questo tipo sono spesso molto intense e di difficile
gestione. I genitori possono infatti provare sconforto o imbarazzo di fronte alle
crisi di pianto del proprio bambino, o alle sue insistenti richieste di vicinanza e ai
comportamenti poco appropriati in pubblico. «Mio figlio mi fa fare certe
figuracce!» è la frase che talvolta sentiamo dire. Sapere che si tratta di fasi dello
sviluppo attraversate da tutti i bambini può allora farci sentire più sollevati.
Nostro figlio, che può sembrare piagnucoloso o poco socievole, sta in
realtà facendo dei passi molto importanti per la sua crescita, dal momento
che la paura degli estranei è il risultato di molte competenze che ha acquisito e
raffinato: ha iniziato a muoversi in maniera indipendente, a distinguere tra sé e il
mondo esterno; ha imparato a riconoscere i familiari e comprende che una
persona continua a esistere anche quando si allontana dal suo campo visivo
(ecco perché vuole trattenere a sé); sa riconoscere le reazioni emotive dell’altro;
mostra chiaramente cosa vuole e tanto altro.
In ogni caso, non tutti i bambini mostrano la stessa angoscia quando
incontrano un estraneo, e ciò dipende in parte dalle caratteristiche
individuali del bambino (il cosiddetto temperamento). Altri fattori determinanti
sono: il tipo di attaccamento con i genitori, il contesto sociale e le caratteristiche
della persona estranea.

 


L’attaccamento
Il modo in cui il bambino imparerà a relazionarsi con gli estranei e l’eventuale
paura che ne consegue sono strettamente legati all’attaccamento che il piccolo
ha costruito con chi si è preso cura di lui fin dalla nascita. Si tratta di un legame
emotivo importantissimo, che unisce il bambino alla figura di riferimento e che gli
garantisce vicinanza, protezione e sicurezza, un vero e proprio fondamento per il
suo successivo sviluppo socio-emotivo. Quindi, se bambino e genitori hanno
costruito un buon legame di attaccamento, il piccolo avrà una base sicura
che gli consentirà anche di avvicinarsi più facilmente agli sconosciuti,
senza timore di perdere i riferimenti genitoriali. Se invece l’attaccamento è
debole, sarà molto più probabile il verificarsi dell’ansia da separazione.


Cosa influenza la paura
Numerosi studi hanno messo in luce che i bambini manifestano meno paura
quando sono in un ambiente familiare, ad esempio in casa o accanto alle figure
genitoriali. Più il bambino si sente sicuro, meno avrà paura degli sconosciuti
intorno a lui e potrà pian piano decidere di avvicinarsi a loro.
La paura è influenzata anche dalle caratteristiche della persona estranea e dai
suoi comportamenti. I bambini hanno, ad esempio, meno paura degli altri bambini
e più paura degli adulti. In generale gli estranei, se sorridenti e amichevoli,
suscitano sicuramente meno timore rispetto a quando sono seri.
Solitamente la paura degli estranei scompare autonomamente con il
passare dei mesi, ma fattori ambientali, psicologici e educativi possono
influenzare questo passaggio.
Spesso, per capire se un estraneo sia o meno una persona da temere, il
bambino osserva l’espressione dei genitori, e si basa su quella per decidere
come reagire. È l’espressione facciale materna in particolare a influenzare il
piccolo, che verifica se la mamma è felice, arrabbiata o impaurita nell’incontrare
uno sconosciuto. Questa abilità di leggere le emozioni di altre persone al fine di
decidere come agire viene chiamata “riferimento sociale”, un’importante
conquista per lo sviluppo. Il modo in cui il bambino interpreta una situazione, e di
conseguenza anche l’emozione che lui stesso proverà, è influenzato da come
viene interpretata dalla persona per lui più significativa. È evidente quindi che
genitori aperti, espansivi e amichevoli con le altre persone influenzano
positivamente il processo di superamento della paura verso gli estranei, e
viceversa.


Aiutare nostro figlio a entrare in relazione
Possiamo utilizzare queste attenzioni pedagogiche per evitare di ingigantire le
paure dei bambini e aiutarli a entrare in relazione con gli sconosciuti. Vediamo
come.
1. Facciamo il primo passo per dare il buon esempio e far capire al
bambino che la persona estranea che ha di fronte non è un pericolo:
apriamo la porta di casa e salutiamo amichevolmente i visitatori; entriamo
per primi dentro la stanza del pediatra quando è il momento della visita (il
bimbo ci seguirà); mostriamo al piccolo come accarezzare la barba del
nonno che può sembrare così spaventosa; e così via.
2. Non costringiamo il bambino a baciare, essere baciato o abbracciato
dalla persona verso cui manifesta paura.
3. Rispettiamo i tempi del bambino, dandogli modo di osservare gli
estranei da un luogo sicuro (ad esempio stando in braccio a noi), senza
forzare l’avvicinamento: sarà lui stesso, quando si sentirà pronto, a
lanciare un segnale di apertura (uno sguardo furtivo, un sorriso, ecc.).
4. Usciamo all’aperto a passeggiare, tenendolo stretto a noi, così potrà
osservare gli altri sentendosi al sicuro: scoprirà occhi, bocche, sorrisi,
facce, barbe, voci diverse (divertenti, paurose e gentili).
Ricordiamoci di rispettarli perché i bambini hanno emozioni forti, vere, che
necessitano di essere accolte e validate. Solo in questo modo gli insegniamo che
non è lui ad essere sbagliato e nemmeno l'emozione ma solo l'azione che quella
emozione ha generato. Dunque sei solo tu a dargli lo strumento giusto per
modificare quell’azione.
Come? Attraverso il tuo esempio costante, calma, amore e ripetizione.

Ricorda, il bisogno di rassicurazione è un bisogno primario come cibo e sonno.


Dott. ssa. Arianna Cuomo

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